Blenio segreta…si è finalmente svelata

Particolare e apprezzata iniziativa di Blenio Viva

Porte che si aprono solo in rare occasioni. Giardini curati, saloni eleganti, storie sussurrate dalle pareti. L’incontro estivo di Blenio Viva, lo scorso 27 luglio, è stato tutto questo: un’immersione nel cuore storico e privato di Olivone.

Il 27 luglio, infatti, Blenio Viva ha riunito villeggianti e vallerani per il tradizionale incontro estivo. Come da apprezzata consuetudine, oltre al pranzo in compagnia, la giornata è stata arricchita da visite tematiche che aprono le porte a luoghi e storie della nostra valle spesso nascosti agli occhi del pubblico. Dopo il successo dello scorso anno alla diga del Luzzone, non era facile trovare un tema altrettanto accattivante. Eppure ci siamo riusciti: in pochi giorni i 120 posti disponibili sono andati esauriti.

Il programma era di quelli che incuriosiscono subito: tre edifici simbolo di Olivone, tutti di proprietà privata – il Centralone, la Casa Piazza e la Villa Lucomagno – hanno dato la loro disponibilità ad aprire le porte. I proprietari, con grande generosità, hanno infatti accolto i visitatori nei giardini, nei saloni e nelle stanze, raccontando aneddoti e curiosità legati a epoche e personaggi del passato. Non solo ville ottocentesche: la giornata ha incluso anche la Ca’ da Rivöi, splendida testimonianza dell’architettura tradizionale bleniese in pietra e legno del Seicento, oggi sede di un museo.

Dopo le visite agli edifici sono seguiti un ricco aperitivo nel suggestivo giardino del Centralone e il pranzo nei rinnovati spazi del Centro Poli. Il tutto accompagnato dalla musica dei Tacalà.

Un sentito ringraziamento va a chi ha reso possibile questa esperienza unica: Erika Keller e i co-eredi, gli architetti Hermes e Giulia Killer, Lorenza Casella e Fabia Simona, i coniugi Pia Steiner e Werner Birnstiel, Marco Borgna per aver intrattenuto i più piccoli con esercizi in MTB e, naturalmente, la curatrice del Museo, Valentina Cima, che ha illustrato il contesto storico e urbanistico degli edifici visitati.

In questo senso, Cima ha osservato che l’importanza dell’insediamento già nei tempi antichi è legata alla sua posizione lungo il tracciato che proprio a Olivone si divide in un ramo verso il Passo della Greina e uno per il Lucomagno. Entrambi i passi erano con ogni probabilità già frequentati durante l’età del bronzo, del ferro e sicuramente in epoca romana. Il Passo del Lucomagno è stato particolarmente importante per i traffici tra la Lombardia e il nord delle Alpi nel Medioevo, prima dell’apertura del Passo del San Gottardo.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell’insediamento è probabile che il nucleo originario sia sorto in relazione con la chiesa di S. Martino, attestata già dal 12° secolo. Dell’antico edificio romanico resta oggi il campanile. Il nucleo di Solario, dove sono presenti numerose tracce di epoca medievale, doveva probabilmente coesistere con il nucleo di chiesa. A seguire sono sorti gli altri nuclei: Lavorceno, Scona, Petullo e Sommascona sul tracciato verso il Lucomagno, Marzano verso la Greina e Sallo verso sud.

Nella prima metà dell’Ottocento viene costruita la strada cantonale e la sua diramazione verso la chiesa parrocchiale e vengono edificate le prime ville lungo il suo tracciato. A tale epoca risalgono il Centralone, edificato nel 1839, il Palazzo Piazza del 1867 e la Casa comunale del 1873, che si trovano nel punto cruciale in cui la strada cantonale si dirama verso la chiesa parrocchiale, dove si trova poi la Casa Lucomagno.

Tutti questi edifici si distinguono dalle edificazioni precedenti per il loro carattere di villa, i segni di prestigio, l’imponenza, le impronte stilistiche dal Neoclassico al Liberty, nonché la loro collocazione entro ampi giardini e parchi.

L’edificazione di ville nel corso dell’Ottocento non è un unicum di Olivone, ma accomuna tutta la valle, basti pensare alle moltissime ville di Semione e di Malvaglia, e ha un nesso con la forte tradizione migratoria bleniese. La costruzione di questi edifici era infatti spesso legata alla volontà di mostrare il prestigio raggiunto in patria o soprattutto emigrando all’estero. E spesso gli emigranti importavano dai Paesi di emigrazione anche gli stili costruttivi, il gusto o addirittura dei materiali di costruzione.

Oggi come allora questi edifici suscitano curiosità e ammirazione e contribuiscono alla qualità dell’ambiente costruito attuale, costituendo dei punti di riferimento che sono espressione della nostra storia. Il nucleo di Olivone-Chiesa e quello di Olivone-Solario sono infatti inseriti nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale, il cui valore è riconosciuto a livello federale, e i quattro edifici visitati in occasione della giornata organizzata da Blenio Viva sono citati all’interno dell’inventario come di particolare pregio.

Iniziative come quella di Blenio Viva sono quindi estremamente importanti per far conoscere questo patrimonio costruito e sensibilizzare sull’importanza della sua conservazione. Il ringraziamento corale ai proprietari non è quindi solo per la disponibilità ad aprire le loro porte per un giorno, ma soprattutto per la cura costante (e sicuramente anche molto onerosa) che loro, i loro antenati o i proprietari precedenti hanno portato avanti da molto più di un secolo nel mantenere questo patrimonio, che contribuisce alla qualità del nostro spazio di vita e di cui tutti, almeno esteriormente, possiamo godere ogni giorno.

di Alessia Baroni e Valentina Cima

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